Anche a Varese, le giovani generazioni rischiano di vivere sospese in uno stato di mal-essere, che anche l’eventuale ben-avere non risolve in quanto si ha la sensazione che i progetti non possano realizzarsi e che non esista la possibilità di costruire “futuro”. Se a questo aggiungiamo la dimensione della precarietà come condizione di vita, precarietà sia nel lavoro che nella formazione che nella relazione sociale, é evidente che la possibilità di trasformare le “idee” in progetto e di collocarle in un tempo futuro non trova molto credito. Siccome la “politica” non può limitarsi a parlare di benessere e di diritti che non paiono esigibili ora, a Varese, oltre che tenere aperto il discorso ed agire di conseguenza sui nodi strutturali che valgono per il nostro Paese nel suo insieme, bisogna lavorare per dare risposte che aprano un cantiere di progettazione di futuro nel nostro territorio. Dobbiamo porre in essere politiche per sviluppare una città che riparta dalla qualità della vita (ambiente, cultura, spazi sociali e aggregativi, new-economy e investimenti e quindi ruolo del pubblico e del privato) e che mettano a valore le risorse che la abitano.
Sappiamo che l’Ente locale non può offrire direttamente lavoro, qualificato e sicuro, alle/i giovani, a chi si affaccia sul mercato con un bagaglio tecnico e scientifico, ma penso che il Comune possa contribuire ad una serie di pre-condizioni, dal problema dell’alloggio (e a questo proposito ho presentato una mozione che contribuiva alle spese di affitto, mozione bocciata dalla maggioranza!!) a quello delle reti di informazione ed informatiche, alle strutture di produzione e promozione culturale, e penso che il Comune di Varese possa anche tentare di andare oltre e di mettere a disposizione proprie strutture per una nuova progettualità.
Mi riferisco alla possibilità di destinare l’immobile noto come “Casello Manfredi”, ad un progetto di “lavoro in comune” o, come viene chiamato dove esperienze simili sono già in atto, HUB-Coworkers. Si tratta, sulla scorta di esperienze in atto (nel mondo ed in Italia), di realizzare uno spazio di lavoro, un hub, dove le persone che lo usano possano mettere in atto la loro progettualità ed attività, ma soprattutto far incontrare idee, progetti e valori propri con le idee, i progetti ed i valori delle/gli altr* “inquilin*. Si tratta di realizzare un “ambiente” dove si possa fare impresa investendo sull’innovazione, la creatività e la socializzazione di best & next practices.
Tre sono i punti nodali per l’attuazione: 1) un gruppo di promotori, giovani associati in una società o cooperativa che avrebbe la responsabilità operativa e di progetto e sarebbe parte di 2) una società di gestione, partecipata da Camera di Commercio ed associazioni datoriali e professionali, organizzazioni sindacali, università (abbiamo l’Insubria in città e la Liuc in provincia), che metta a disposizione non solo le proprie reti di conoscenza e know how, ma anche un “capitale di rischio” e si faccia carico degli oneri di allestimento, attrezzaggio e mantenimento strutturale, e infine 3) un Ente locale, il Comune di Varese, che garantisca il supporto di Informa Lavoro e metta a disposizione un luogo. Qui si aggancia la mia proposta che questo luogo sia il “Castello Manfredi”, affidabile dietro un affitto a lungo termine o cedibile ad un prezzo “promozionale”.
Se vogliamo che le/i nostr* giovani progettino a Varese il loro futuro, dobbiamo far sì che nostro Comune diventi compartecipe non solo di un lavoro sul contesto culturale e sociale (spazi e momenti sociali, culturali, ricreativi e ludico-sportivi; impegno sociale e volontariato; occasioni di incontro e formazione su tutela e valorizzazione del territorio, economia della conoscenza e dell’innovazione, inclusione sociale e cittadinanza attiva), ma anche che faccia la sua parte nel contribuire materialmente all’avvio di una nuova fase.
La città ha non solo la possibilità, ma il dovere di investire sulle nuove generazioni, la città deve assumersi la responsabilità di accettare la sfida di rispondere alle loro domande e di farsi investire e trasformare dalla loro creatività. La mia proposta, da studiare ed approfondire, non comporta nuovi oneri per la casse comunali, invece che vendere l’immobile per coprire spese a breve o investimenti inutili allo sviluppo futuro della città lo si utilizzerebbe senza oneri aggiuntivi, ma comporta scelte di prospettiva e destinazione a questo fine delle risorse possibili.
Angelo Zappoli
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