domenica 27 febbraio 2011

PROGETTO VARESE FUTURA - Idea di città e programma per l'alternativa

Dare gambe ad un progetto per la Città presuppone prima di tutto intendersi sul significato delle parole. Noi vogliamo cominciare da “comune” inteso come aggettivo.

L’aggettivo “comune” indica ciò “che è di tutti” e se con tale significato si vuole essere coerenti, allora il profilo politico programmatico del progetto per Varese non può che essere “fare il bene comune”.

Una apparente ovvietà perché nessuno direbbe di voler il “male comune” .

Il problema però non è ciò che si dice, ma cosa si pensa e cosa si intende fare o si è fatto realmente per rimuovere le cause che impediscono o ostacolano la realizzazione del “bene comune” e l’affermazione piena dei diritti di cittadinanza.

Non basta la politica del “fare” (spesso tramutato in “affare”), ciò che conta è dare un senso al governo della cosa pubblica e il metro di misura dell’agire politica, della sua qualità, non può che essere quello della coerenza tra atti di governo e tutela degli interessi comuni. Quelli di tutti, appunto, non di qualcuno.

E “tutti” sono i cittadini che hanno in comune “beni” essenziali come l’aria, l’acqua, il suolo, il patrimonio ambientale, artistico e culturale.

“Cittadini” e “beni comuni” costituiscono il perno fondamentale del nostro progetto di alternativa.

Perciò diciamo che Varese ha bisogno di riscoprire in se stessa quei valori forti che danno un “senso” all’agire politico e alla vita comune.

Una scelta questa non moralistica, ma densa di significati etici, culturali, programmatici.

Una scelta non facile, ma obbligatoria se vogliamo affrontare seriamente le sfide di oggi e costruire certezze per un futuro condiviso.

L’ALTERNATIVA CHE PROPONIAMO

L’idea, prevalsa a lungo, di una crescita ininterrotta ha rivelato tutta la sua inconsistenza di fronte ad una crisi particolarmente grave e, per molti versi, inedita. Una crisi che da economica sta sempre di più diventando esplosiva anche sul piano sociale.

L’idea di una Città in cui ciascuno vive e lavora coltivando il proprio interesse o chiudendosi dentro recinti individuali o di gruppo, si è rivelata miope e perdente. Così pure l’idea che i “beni comuni” e tutto ciò che è pubblico, per essere valorizzati, debbano essere piegati alle pressioni e agli appetiti “privati”.

L’idea (e la pratica) di una politica chiusa nel Palazzo e che ignora trasparenza e partecipazione è servita solo a consolidare gruppi di potere autoreferenziali sordi alle domande e ai bisogni reali dei cittadini.

Su queste idee di fondo leghismo e berlusconismo hanno costruito le loro fortune elettorali. Ma, ai consensi e alle maggioranze ampie (conseguite grazie al sistema maggioritario) non è seguita una capacità di governo adeguata ai problemi di Varese.

Dal 1992 la Lega governa ininterrottamente la città di Varese, prima da sola poi con maggioranze di centrodestra.

Varese è diventata, suo malgrado, Città simbolo del dominio leghista.

Nessuno può obiettivamente sostenere che la Città di oggi sia migliore di quella di 20 anni fa. La presenza soffocante della Lega e dei suoi alleati di centrodestra ci consegna una Varese più fragile, minata nella sua coesione sociale, con un sistema pubblico destrutturato, con i problemi di sempre irrisolti o persino aggravati e ai quali se ne sono aggiunti degli altri.

Varese appare incerta sul proprio futuro ed anche più rassegnata e passiva.

La crisi economica e sociale degli ultimi anni ha certamente contribuito ad aggravare la situazione, ma il fallimento del “progetto” del centrodestra va ricercato nelle premesse e nelle soluzioni da loro prospettate.

Perciò affermiamo che l’alternativa al centrodestra non è un semplice cambio di maggioranza, ma un progetto di futuro per la Città di Varese.

Un progetto da costruire facendo leva sulla partecipazione e il concorso attivo dei singoli cittadini, delle associazioni e dei soggetti rappresentativi di realtà sociali e culturali.

Siamo consapevoli di quanto siano diffusi tra i cittadini distacco e sfiducia nella politica e nelle istituzioni (alle regionali dello scorso anno l’astensionismo tra i varesini è stato pari al 40%). Ma la sfida che ci attende può essere affrontata positivamente solo riattivando passione politica e partecipazione democratica.

Se per la destra la crisi è un alibi per riproporre ricette del passato spacciate per modernità o, peggio ancora, per affermare una visione autoritaria del potere e delle istituzioni, per noi non può che essere una un’occasione di cambiamento reale.

La crisi è globale ma è anche locale. Perciò la risposta non può che essere globale e locale. Una politica seria non può ridursi ad alimentare paure e incertezze che la crisi porta con sé. Compito della politica è anche quello di proiettare sul territorio una visione organica di comprensione dei processi del mondo contemporaneo e degli strumenti da adottare per poterli governare.

Varese ha bisogno di una svolta profonda

Da molte parti della società varesina proviene una domanda di cambiamento, che merita di essere raccolta e tradotta in un nuovo progetto per la città alternativo (negli indirizzi programmatici come nelle pratiche di governo) a quello perseguito dalla Lega e dai suoi alleati di centrodestra.

Nel formulare le nostre proposte vogliamo attingere alla storia di solidarietà e mutualismo della Lombardia. Una storia che non riguarda solo il lavoro, ma la messa in comune di beni naturali (come l'acqua o l'energia o l'etere), di risorse delle comunità locali (la professionalità, la conoscenza, la formazione), di tradizioni culturali (le istituzioni scientifiche e culturali, le fondazione pubbliche ecc), di funzioni preziosissime come quelle del terzo settore. Una storia che oggi può aiutarci a fare di Varese una città della conoscenza e dello sviluppo sostenibile, del welfare sociale e della cittadinanza inclusiva.

Elementi chiave della nostra idea di Città sono: partecipazione, trasparenza, politica del bene comune, rispetto della legalità e lotta alla corruzione e alla criminalità, tutela dell’ambiente e del territorio, lavoro, solidarietà e coesione sociale.

DEMOCRAZIA PARTECIPATA, TRASPARENZA E LEGALITA’

La prima alternativa alla gestione privatistica ed autoreferenziale imposta dalla Lega e dai suoi alleati consiste nel promuovere e affermare la democrazia partecipata.

Un programma realmente innovativo, per la radicalità delle scelte che si rendono necessarie, può essere definito e realizzato solo attraverso un rinnovato rapporto tra politica e società fondato sull’apporto consapevole e propositivo di donne e uomini, singoli e associati.

Per produrre una svolta profonda nei metodi di governo e trovare soluzioni adeguate ai problemi complessi dell’oggi bisogna innanzitutto avere il coraggio di guardare con fiducia alle mille risorse di cui la città dispone.

A partire dai dipendenti comunali. La complessa macchina comunale è stata vista spesso come ostacolo o territorio di conquista. Noi siamo per il pieno riconoscimento e la valorizzazione del ruolo e delle professionalità esistenti. Nessun cambiamento è possibile senza il concorso di quanti, in prima persona, hanno il compito e la responsabilità di far funzionare l’amministrazione. Bisogna creare le condizioni per rimuovere gli ostacoli che impediscono il pieno dispiegarsi di ogni energia disponibile e la piena efficienza delle strutture. Fiducia nei dipendenti e riconoscimento del ruolo delle rappresentanze sindacali costituiscono la base di partenza per un confronto su basi nuove e produttivo di risultati.

Il tema del coinvolgimento e della partecipazione non si esaurisce, ovviamente, all’interno della amministrazione comunale. Se vogliamo uscire dalla logica “proprietaria” che ha segnato la lunga stagione leghista dobbiamo fare leva senza riserve sulla partecipazione dei cittadini. La cancellazione degli organi circoscrizionali operata recentemente dal centrodestra priva la Città di uno degli ultimi presidi partecipativi. Per stimolare la partecipazione dobbiamo trovare forme nuove e più rispondenti alla società di oggi (comunicazione, bilanci partecipativi, trasparenza dei processi decisionali, controllo dei processi di spesa, verifica dei risultati per ogni centro di spesa).

Il progetto di futuro che noi proponiamo impone scelte difficili e complesse, ma delle quali non si può fare a meno. La loro realizzazione è però impossibile senza un consenso e una partecipazione che non può esaurirsi nel solo passaggio elettorale. Il coinvolgimento e la partecipazione consapevole dei cittadini, da singoli e/o associati, è la condizione primaria per definire soluzioni adeguate e condivise ai problemi della città.

Partecipazione e trasparenza sono anche un antidoto efficace al diffondersi di comportamenti illegali e anche uno strumento utile a contrastare la presenza e la penetrazione della criminalità. L’azione prioritaria di contrasto alle mafie spetta alle forze preposte, dell’ordine pubblico e della magistratura, ma il ruolo che può svolgere il governo locale non è certo ininfluente. Illegalità e criminalità sono due facce della stessa medaglia, la prima crea le condizioni per il proliferare della seconda.

Avere consapevolezza dei pericoli oggi esistenti significa adottare senza riserve misure straordinarie di controllo e vigilanza sugli atti e le scelte della pubblica amministrazione, soprattutto quando si muovono risorse finanziarie di un certo rilievo. Oltre agli organismi già esistenti possono essere istituiti appositi organismi per la trasparenza formati anche da competenze esterne al Consiglio Comunale.

ROVESCIARE L’ORDINE DELLE PRIORITA’

Per individuare le priorità reali della città va rovesciato il punto di osservazione del centrodestra sensibile o subordinato alle sollecitazione dei poteri forti, alla ossessione per le grandi opere, alle pressioni corporative.

Il governo cittadino deve collocarsi dal punto di vista dei cittadini, calarsi nei luoghi di vita e di lavoro, seguire sempre la bussola del benessere collettivo e della coesione sociale.

Una tale scelta valoriale è oggi resa obbligatoria anche per la natura della crisi che stiamo vivendo e i suoi effetti anche sulle risorse disponibili. I comuni si sono visti tagliare ingenti risorse finanziarie proprio nel momento in cui ad essi venivano trasferiti nuovi compiti e responsabilità. Gli ultimi provvedimenti del Governo comportano per Varese una perdita annua di ben 2.371.964,75 euro.

Alla riduzione delle risorse trasferite non si può però rispondere con l’aggravio della pressione fiscale (vedi misure del cosiddetto “federalismo municipale”) anche perché la pressione fiscale ha già superato il 43% e l’evasione continua a crescere nonostante le tante chiacchiere leghiste e berlusconiane. Non si può neppure rispondere minacciando tagli a destra e manca.

Se sul piano fiscale occorre senso della misura ed equità è sul versante della spesa pubblica che vanno cambiati profondamente i criteri e le logiche che hanno dominato finora. La vera sfida è sulla qualità della spesa o meglio sulla sua valenza sociale.

Varese ha avuto a disposizione risorse ingenti, ma chi ha governato ha il dovere di spiegare come sono state impiegate e i risultati conseguiti. Anche a Varese sono tanti, troppi i milioni di euro sprecati in opere o progetti insostenibili, inutili, o di cui si sono perse le tracce. Altro che Lega attenta ai problemi del territorio, altro che gestione oculata! Ma la lotta agli sprechi e alle inefficienze non basta. Bisogna ridefinire l’ordine delle priorità. Se le risorse sono sempre più limitate (e non ci riferiamo solo a quelle finanziarie) allora non è più possibile promettere tutto e il contrario di tutto, non ha alcun senso elencare obiettivi e progetti nell’illusione che si possa rispondere ad ogni domanda, né si può continuare a parlare esclusivamente di grandi infrastrutture e opere di regime. Per noi l’ordine delle priorità si fonda sui beni comuni e sui servizi pubblici essenziali, sulla cultura e la conoscenza, sulla tutela del territorio e la valorizzazione delle periferie. Impegno e risorse vanno dunque concentrate nei settori e nelle strutture (municipalizzate comprese) che assumono valenza strategica.

Molte scelte potranno essere definite solo con la compartecipazione e l’intesa con altri soggetti (istituzioni, enti pubblici e privati).

RIPORTARE AL CENTRO LE PERIFERIE

Varese città policentrica, per storia e vocazione, ha perso per strada i suoi quartieri (le sue castellanze). Abbandono e degrado sono il segno prevalente. A volte lasciati persino al buio per settimane e mesi o con strade e marciapiedi dissestati. Salvo rare eccezioni questo è il quadro della situazione. Le proteste che spesso si levano da queste realtà non ricevono spesso neppure un cenno di attenzione da parte di chi governa.

Noi ci proponiamo di riportare al centro le periferie nel senso che il futuro della Città non può essere neppure immaginato se si pensa che qualcuno possa essere lasciato ai margini. Le periferie intese non solo come luogo fisico, ma come metafora e rappresentazione di tutti coloro che con troppa facilità si pensa di poter lasciare impunemente ai margini.

Proposte:

un progetto di riqualificazione urbana per ogni singolo quartiere che va dai microinterventi ai progetti più organici (dalla manutenzione di strade, piazze e marciapiedi, ai servizi pubblici, ai centri aggregativi culturali, ricreativi, sportivi).

LA TUTELA DEI BENI COMUNI

La cronaca segnala quotidianamente la situazione di vera e propria emergenza ambientale: aria, acqua, energia, suolo. Quando un’alluvione o un avvelenamento dell’aria o dell’acqua assumono visibilità mediatica non siamo in presenza di accidenti casuali, ma della manifestazione più evidente della crisi del nostro modello di sviluppo.

Assistiamo, spesso passivamente, ad un lento e progressivo peggioramento della situazione (che procede anche quando non assume i caratteri dell’allarme o dell’emergenza immediata). L’oscillazione permanente tra catastrofismo e tranquilla routine quotidiana determina di fatto una assuefazione pericolosa che, sul piano politico in particolare, si traduce in immobilismo o impegni da rinviare a tempi migliori (vedi l’assenza di qualsiasi provvedimenti pur in presenza nell’aria di un prolungato superamento dei limiti delle polveri sottili.)

La situazione concreta impone invece lucidità culturale e volontà politiche forti perché mettere in discussione il nostro stile di vita (consumi, mobilità, produzione, servizi) non è nè semplice, né indolore. La politica del rinvio non regge, occorre ridefinire le scelte amministrative superando la logica del “frammento” e della separazione. Atti e scelte del governo locale vanno collocati e verificati dentro un disegno complessivo che punta a promuovere una nuova qualità della vita per l’oggi ed anche per salvaguardare quella di domani delle generazioni future.

Varese necessita di un Programma a medio e lungo termine per la riqualificazione della rete idrica e fognaria; progetti di tutela delle falde acquifere; interventi adeguati per mettere sotto controllo tutte le fonti inquinanti e avvio di un piano strategico per agevolare e sviluppare le energie rinnovabili (a partire dagli edifici pubblici);

Sul piano della mobilità cittadina non sono più rinviabili misure per disincentivare il traffico automobilistico accompagnate dall’offerta di reali alternative (potenziamento dei mezzi pubblici e dei percorsi ciclopedonali; sul trasporto ferroviario occorrono azioni mirate e decise nei confronti della regione e del Governo nazionale per ridurre concretamente i disagi a cui quotidianamente sono sottoposti migliaia di pendolari.

Sull’attività edilizia le scelte vanno ripensate in funzione delle reali esigenze abitative e della salvaguardia del territorio. Dopo gli anni dell’uso smodato e insensato del territorio occorrono criteri di pianificazione nuovi e interventi per aree vaste mettendo al centro il valore della vivibilità umana e della sostenibilità ambientale.

Anche sul piano dei rifiuti la città può essere ancora più virtuosa estendendo la raccolta differenziata e avviando controlli rigorosi dell’intero ciclo dei rifiuti, dalla produzione allo smaltimento.

CULTURA E TEMPO LIBERO

Scuola ed università, conoscenza e cultura, tempo libero, sono beni comuni che non possono essere affidati alle leggi di mercato, ma debbono essere qualificati come patrimonio di tutti e diritti da condividere.

I luoghi del sapere e della formazione, i centri di produzione culturale, le attività ricreative e sportive, vanno posti tra le priorità del governo cittadino.

L’amministrazione pubblica deve farsi carico dei problemi e dei bisogni presenti nella realtà cittadina. Dall’Università al teatro, dalle scuole di ogni ordine e grado, agli impianti sportivi, occorre un impegno straordinario per favorire le migliori condizioni di agibilità e utilizzo delle strutture esistenti. Le linee guida del programma sono le seguenti:

a) Promuovere e sostenere la produzione culturale e le forme di associazionismo che concorrono ad accrescere il livello culturale e sociale della città;

b) Potenziare ed estendere i servizi a favore degli studenti universitari e delle singole facoltà;

c) Garantire a tutte le scuole cittadine la messa a norma degli impianti e la fornitura di servizi essenziali al loro migliore funzionamento;

d) Potenziare il servizio degli asili nido e delle scuole dell’infanzia; verificare la qualità delle prestazioni nelle strutture gestite da privati.

SANITA’ WELFARE CASA

La “libertà di scelta” e la politica dei “buoni” o dei “vaucher” ha occultato il primato delle logiche privatistiche che hanno accompagnato gli interventi in campo sanitario, assistenziale, scolastico. I varchi aperti nel welfare lombardo sono fonte di maggiore iniquità sociale, di caduta dell’azione preventiva, di crescita esponenziale degli spazi sanitari destinati agli interventi sempre più sofisticati e costosi, ma “mercificazione” di beni e servizi pubblici non riguarda soltanto la sanità. Negli ultimi anni si è parlato molto di “welfare della responsabilità” e di “libertà di scelta”, ma le politiche “personalizzate” sono servite soltanto a mascherare un progressivo processo di privatizzazione che, oltre ad elevare la spesa complessiva, ha depotenziato e indebolito la rete dei servizi pubblici esponendo i cittadini a rischi e disagi crescenti.

Varese deve fare i conti con spirito nuovo con le trasformazioni demografiche e sociali degli ultimi decenni. Anche la società varesina è fortemente mutata per effetto di fenomeni nuovi quali l’invecchiamento della popolazione, la denatalità, l’immigrazione, il mutamento della struttura e della natura delle famiglie, i nuovi modi di concepire lavoro e tempo libero, formazione e salute.

La struttura dei servizi pubblici deve essere adeguata e potenziata in rapporto a tali cambiamenti. L’erogazione di servizi adeguati alle nuove domande e bisogni reali dei cittadini è un formidabile incentivo allo sviluppo della coesione sociale. Le linee guida del programma sono le seguenti:

a) Adeguare il sistema di welfare alle trasformazioni intervenute nella struttura demografica della città garantendo le tutele necessarie ai soggetti più svantaggiati e alle fasce più deboli della popolazione;

b) progetti integrati da definire con il concorso dei soggetti che hanno maturato esperienze e credibilità sul campo: forum del terzo settore, cooperazione sociale, associazionismo del volontariato, enti e istituzioni interessati)

c) strumenti e interventi mirati a favore delle attività economiche che promuovano nuove offerte di lavoro in particolare per i cittadini più giovani

d) politiche attive per favorire le pari opportunità tra donne e uomini (agendo sulle cause che producono discriminazioni e disuguaglianze);

e) contrasto alle pratiche violente e offensive della dignità della persona e in particolare dei soggetti più esposti minori e donne.

f) progetto di sostegno per l’affitto affitto, studio progetto con ALER e cooperative edilizie, incentivazione urbanistica di alloggi a locazione a canone agevolato, quota alloggi in vendita a condizioni agevolate ed accordo con istituti bancari a sostegno mutui per l’acquisto (altre soluzioni indicate – quattro anni fa - dal Forum del terzo settore).

COESIONE SOCIALE E IMMIGRAZIONE

C’è un’altra Varese fatta di movimenti, associazioni, forze politiche di opposizione, singole personalità, che in questi anni non è stata alla finestra, ma si è impegnata e battuta per la difesa della democrazia e contro le guerre, per l’allargamento della partecipazione, per affermare diritti sociali fondamentali, per una nuova centralità del lavoro e una politica economica ad alta valenza sociale, compatibile con il rispetto delle persone e dell’ambiente. In questo contesto anche l’immigrazione è considerata come un’occasione straordinaria di arricchimento civile e culturale, una prova decisiva per coniugare lavoro e cittadinanza, una opportunità di crescita all’insegna della giustizia e dell’uguaglianza.

Varese deve liberarsi dalla immagine negativa cucitagli addosso dalla Lega e rigettare l’accusa di razzismo perché Varese non è la Lega.

Varese non può essere definita razzista perché nel suo corpo sociale c’è una parte grande che quotidianamente sa essere solidale, accogliente, generosa.

Varese però deve anche fare i conti con i seminatori di razzismo e gli imprenditori della paura. Contro questi veleni, che hanno indebolito e fiaccato il tessuto sociale, anche della nostra Città, va iniettato l’antidoto della socialità, della sana convivenza civile, del riconoscimento reciproco, dell’impegno comune per fronteggiare problemi e difficoltà di ogni sorta. E' compito della politica seria (così come di ogni uomo o donna ) battersi per disinnescare umori e pulsioni che possono degenerare in un conflitto assurdo e incontrollabile. Per impedire generalizzazioni dannose e strumentali. Per quanto faticosa possa apparire occorre una incessante opera di formazione e autoformazione. Occorre mettere in campo una battaglia culturale prima ancora che politica. Un impegno che va oltre la semplice tolleranza e investe invece sul piano educativo (per conoscere e riconoscere la diversità dell’altro) e su quello economico sociale (per una società della convivenza, capace cioè di coniugare la diversità delle persone con l’universalità dei diritti). Non c’è crescita sociale, né progetto di vita, né coesione sociale, se il diritto a studiare, lavorare, curarsi, informarsi, viene limitato o persino negato.

ECONOMIA E LAVORO

Varese è stata a lungo città ad elevato sviluppo economico.

Il lavoro e la cultura del lavoro hanno permeato Varese e la Lombardia. Ma i mutamenti e le trasformazione degli ultimi decenni hanno messo in discussione il tessuto economico e produttivo locale spazzando via identità e certezze del passato.

La precarizzazione appare oggi come il tratto di fondo della condizione lavorativa. Una situazione che porta con se meno diritti e incertezza sul futuro. Anche se il governo comunale non dispone di poteri significativi di intervento non può estraniarsi alle tematiche provenienti dal mondo del lavoro inteso nel suo complesso.

Con le associazioni dei lavoratori e degli imprenditori occorre un dialogo permanente per programmare, nel rispetto del ruolo e dell’autonomia di ciascuno, misure e interventi adeguati per contrastare gli effetti sociali della crisi. Pur con i mezzi limitati di cui dispone l’Amministrazione comunale può dare un suo contributo per stimolare una crescita economica compatibile con l’ambiente e i diritti individuali e collettivi dei lavoratori (valorizzazione del lavoro, sostegno e promozione dell’innovazione per la crescita sostenibile, agevolazione degli investimenti finalizzati alla qualificazione del sistema varesino).

VARESE CAPOLUOGO

Per affermare compiutamente libertà e democrazia occorre ripensare in profondità anche il ruolo delle istituzioni e in particolare del sistema delle autonomie locali. Al centralismo statale si è aggiunto quello regionale che assume spesso il volto dirigistico per gli eccessi di funzioni gestionali.

Nonostante il gran parlare di centralità del territorio e di federalismo mai come ora si è vista una produzione legislativa (sia nazionale che regionale) limitativa ed esautorante del ruolo dei Comuni.

Alla definizione di questa nuova piramide istituzionale la Lega ha contribuito non poco confidando nella possibilità di reperire risorse (e poteri) ricalcando vecchie logiche spartitorie e clientelari.

Varese deve esercitare il ruolo che spetta al Capoluogo di provincia avanzando proposte e progetti che esaltino il suo ruolo e la sua autonomia. Il prestigio e l’autonomia di Varese non sono certamente cresciute con la linea leghista della separatezza. Per riconquistare il ruolo che spetta a Varese bisogna indicare soluzioni ai problemi dell’oggi e anticipare il futuro. La complessità e la vastità dei problemi impone anche il superamento di ogni forma di autosufficienza nei confronti dei Comuni limitrofi. Con essi occorre confrontarsi con spirito rispettoso e paritario per affrontare adeguatamente tutti i temi che, per loro natura, travalicano i confini cittadini.

Anche i rapporti con l’Amministrazione Provinciale e la Regione vanno sviluppati uscendo dalle ambiguità e dalla subalternità attuale.

IL PERCORSO DA FARE

Abbiamo fin qui presentato solo punti indicativi e non esaustivi della svolta di cui la Città ha bisogno. Affermare una nuova idea di città è un impegno che non si esaurisce in un passaggio elettorale, né può essere assimilato ad un semplice programma elettorale.

Richiede tempo e, soprattutto, partecipazione. Senza un consenso consapevole e partecipato qualsiasi scelta diventa più difficile o, persino, impraticabile. Ancora di più se esse sollecitano un cambiamento nello stile di vita e nei comportamenti abituali.

Per noi il compito della politica e delle istituzioni non è quello di gestire l’esistente, ma comprendere e affrontare le sfide del presente con una visione forte di futuro.

L’idea di città qui delineata e le schede tematiche allegate pensiamo possano costituire una base utile di un confronto proficuo e produttivo con i cittadini, i partiti del centrosinistra, le associazioni no-profit, i movimenti, le organizzazioni sindacali dei lavoratori, delle imprese e delle professioni. L’obiettivo è di valorizzare individualità, soggetti sociali e competenze dentro un agire ed un impegno collettivo per elaborare e sostenere un progetto il più possibile condiviso e comune. Una strategia e un programma che si proiettano, per contenuti e obiettivi, ben oltre il quinquennio amministrativo 2011-2016.

Ci rivolgiamo fiduciosi alle donne ed agli uomini liberi, a quelli che lavorano nel mondo della produzione, della cultura e delle professioni, nel sindacato, nella scuola, nell’università e nella ricerca, alle donne e agli uomini che quotidianamente sono impegnati nel volontariato sociale e nelle esperienze associative più diverse (dalla cultura allo sport, dalla tutela ambientale ai servizi). Contiamo sulla vostra esperienza e sul vostro contributo per rendere possibile il cambiamento di cui Varese ha bisogno.

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