domenica 27 febbraio 2011

SCHEDA 7 - PARTECIPAZIONE, VOLONTARIATO, IMPEGNO SOCIALE

La partecipazione rimane la leva migliore per disinnescare la mina della chiusura nel proprio micro-localismo, nella proprio identitarismo, spesso artificiale, e quindi del collasso di una comunità. La partecipazione rappresenta l’antidoto ai fenomeni indotti dalla crisi della politica e dell’economia. C’è chi pensa che gli elementi di solidarietà e di coesione sociale debbano dipendere unicamente da peculiarità identitarie; così facendo però vengono sacrificate e compresse le relazioni fra “eguali” dando luogo a pericolose fratture nel tessuto sociale.

Noi pensiamo che facendo leva su di un processo partecipativo esteso si possa innescare un percorso virtuoso per la soluzione dei problemi cittadini. Anche perché la conoscenza delle domande e dei bisogna non è data una volta per tutti, né esiste una chiave interpretativa unica del concetto di benessere. Interrogarsi correttamente sul futuro di Varese significa implica un passaggio culturale sostituendo alle analisi e proposte fondate principalmente sulla “quantità” quelle più moderne e avanzate fondate sul principio di “qualità”. Indicatori e indici di riferimento devono essere:

  • la qualità ambientale e urbana;

· la rispondenza dei servizi ai mutamenti sociali;

· il ruolo della cultura e della valorizzazione del patrimonio locale;

· l’attenzione ai fattori di crescita personale (dall’infanzia, alla minore età, all’età adulta);

· lo stato relazionale tra i cittadini e i livelli di coesione sociale;

· il rispetto per il vivente non umano (vegetale e animale);

· la possibilità di fruizione della Città, liberamente e senza ostacoli, da parte delle fasce più deboli: disabili, bambini, anziani.

Il processo partecipativo è dunque uno degli elementi basilari per affermare concretamente il diritto di cittadinanza.

Tutti i soggetti devono essere coinvolti e resi partecipi soprattutto sugli aspetti di carattere generale: quali: le scelte di riqualificazione del tessuto urbano, l’elaborazione del nuovo PGT, piano di governo del territorio, definizione di strumenti e incentivi per recuperare e rilanciare tutti i quartieri/castellanze/rioni. Su una nuova idea di “decentramento” possiamo costituire le basi future della nuova Varese.

Per passare dall’abbandono alla valorizzazione delle realtà periferiche occorre definire un piano organico di interventi che – in rapporto alle specifiche realtà - sappia determinare il fabbisogno e la presenza di scuole, negozi, servizi pubblici di base (anagrafe, poste, polizia locale, luoghi di incontro), aree verdi, aree sportive, spazi comuni.

Il processo partecipativo valorizza le tante associazioni presenti nel territorio, a partire dalle associazioni di donne. L’Amministrazione deve essere capace di costruire relazioni forti e paritarie con le associazioni esistenti in città, riconoscendone l’alta funzione sociale e concorrendo al finanziamento delle loro attività (previa definizione di nuove modalità di spesa, per produrre la massima efficacia delle attività proposte e riducendo quindi dispersioni e distribuzioni a pioggia). Particolare rilievo assume il sostegno alle iniziative promosse dalle associazioni sulle problematiche di “genere”.

Il processo partecipativo passa anche dalla introduzione del BILANCIO SOCIALE e del BILANCIO DI GENERE.

Il compito delle istituzioni e della politica dovrebbe essere quello di concorrere a determinare le condizioni materiali affinché l’attività creativa si sviluppi e si manifesti, rendendo attuabile la dialettica delle idee e delle tendenze, a beneficio di uno sviluppo di conoscenza e coscienza critica. La politica ha il dovere non di prescrivere ricette e di interferire nella produzione artistica, ma di favorire l’intelligenza delle scelte e quindi deve mettere in campo le risorse necessarie per dare corpo ai progetti. La pratica e la fruizione culturale non devono essere degli optionals o dei surplus riservati a pochi, ma l’esplicitazione del diritto di accesso alla qualità, all’arte, al significato. Riuscire in questo significa anche dare spazio alla “economia della cultura” e favorire la crescita del benessere socio-economico della città.

In questo contesto trovano riconfigurazione di ruolo civico anche le reti di volontariato, non più chiamate solo a sopperire al taglio delle risorse e quindi dell’iniziativa pubblica, ma a contribuire al raggiungimento di più elevati livelli di benessere. Occorre che l’intervento auto-organizzato dei cittadini non sia indirizzato al soddisfacimento di bisogni collettivi (o eguali per tutti), ma per soddisfare dei plus di domande individuali. Questo per ribadire cha ai bisogni sociali si deve rispondere con l’intervento pubblico, in quanto in grado di rappresentare una sintesi tra diritto individuale e collettivo (ogni persona é soggetto di diritto sociale solo quando questo diritto vale per tutti).

Parlare di partecipazione implica anche tenere conto degli abitanti non-umani della nostra città. Gli animali, come noi, sono sensibili al benessere come alla sofferenza e hanno diritti: alla vita, al non abbandono, alla dignità. La vivibilità e la civiltà di una città si comprende anche dal rapporto che riesce a creare con gli animali che la abitano. Una Amministrazione attenta a questo mantiene un rapporto costante con le associazioni animaliste, prevede spazi destinati nelle aree verdi, tutela gli habitat cui gli animali sono legati per la loro esistenza (ad es. uccelli e pipistrelli) e le aree dove vivono (es. colonie feline), consente il viaggio sui mezzi pubblici, impedisce che vengano usati quali premi di giochi o in attività non consentite.

Sotto il profilo istituzionale, la partecipazione subirà un vulnus in quanto dalle prossime elezioni scompariranno le Circoscrizioni, figlie di quel decentramento che iniziò i suoi passi negli anni 70. Al di là dell’essere diventate in molti casi delle repliche del Consiglio, con le stesse rigide dinamiche, il tema della partecipazione popolare rimane un tema centrale nella progettazione della “città futura”. Questo percorso può trovare realizzazione in due modi: da un lato nel rapporto fra gli organi dell’Amministrazione (Consiglio, Giunta, Commissioni) e le associazioni economiche, di categoria, sociali e culturali, dall’altro costruendo una nuova rappresentanza territoriale. Entrambe le dinamiche dovrebbero accompagnare il processo di programmazione e gestione di politiche e progetti.

Una nuova rappresentanza territoriale, differente dall’esperienza che va a chiudersi, può essere così ipotizzata:

- democraticità e proporzionalità nel meccanismo di nomina (prima fase)

- moltiplicazione del numero di organismi di rappresentanza per temi e/o per aree –zone cittadine omogenee

- aumento del numero dei componenti di questi organismi in ragione del numero degli abitanti insediati nell’area

- partecipazione volontaria e gratuita agli organismi

- eliminazione delle funzioni formali e ripetitive di atti consiliari

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