domenica 17 aprile 2011

Elvira Nidoli

Ho accettato, dopo un primo momento di esitazione, l’invito a far parte della Lista di Sinistra Ecologia e Libertà per il Comune di Varese perché convinta che questo schieramento sia portatore di un progetto di cambiamento e ricostruzione valido e necessario. Penso che le scelte compiute dai governi, centrale e locali, in questi ultimi anni, si caratterizzino per la  difesa di privilegi e interessi particolari, corruzioni, annunci demagogici e propagandistici ad effetto, disinteresse per i problemi reali e ritengo che sia necessario l’apporto di forze che propongono decise inversioni nella politica centrale e periferica.
Ho sempre considerato che un indicatore importante della natura di una forza politica sia l’attenzione rivolta  ai bisogni dei cittadini, con la cura e la salvaguardia dei servizi e che lo stato di salute  del mondo scuola, ambito mio specifico, sia uno dei  parametri essenziali.
Il mio impegno nel  mondo della scuola dell’obbligo è cominciato in una stagione di rinnovamento e di entusiasmi; ho visto negli anni crescere una progettualità costruita dal basso, vissuto esperienze in scuole pilota che si ponevano in grado di offrire strumenti di crescita a partire dai bisogni e situazioni di ognuno, in un clima di formazione che favoriva l’apprendimento  e la valorizzava le individualità. Nel corso  di questa stagione innovativa,  la scuola italiana si è distinta per  integrare le persone disabili, un tempo ghettizzate in quelle che venivano chiamate “scuole speciali”. Più tardi, l’accoglienza agli alunni stranieri favoriva la costruzione di un possibile mondo pluriculturale, reso necessario dai cambiamenti che cominciavano a prefigurarsi come caratterizzanti la nostra epoca.
A partire dall’ultimo decennio, è cominciata la  stagione delle  contro-riforme, con l’erosione delle risorse e scelte che chi lavorava nella scuola avvertiva via via tese a dequalificare, sgretolare la natura della scuola pubblica, a favore di altri ambiti, di altri interessi.
La situazione ora si caratterizza per la riduzione crescente di mezzi e orari, con panorami impensabili fino a poco tempo fa: valga per tutto dire che la specificità italiana della presenza nelle classi di ragazzi disabili, con diritti  ormai solo nominali, è mortificata con progressive diminuzioni di risorse. La scuola pubblica perde colpi e qualità in quello che ormai appare chiaramente come  disegno predeterminato;  si è scelto di capovolgere le priorità: non più istruzione qualificata per tutti, ma foraggiamento di ambiti di istruzione, ai quali hanno accesso solo coloro che detengono redditi elevati, a discapito della scuola pubblica.
La scuola è un esempio, tra gli altri, di servizio man mano eroso e mortificato.
Faccio parte della schiera di coloro che, nella scuola e fuori, vorrebbero cominciare a vedere l’uscita dal tunnel  che contraddistingue  questo periodo.
Gli orientamenti di SEL per la scuola, per rinvigorirne la qualità, è a mio parere segno che questa forza considera il sapere e la cultura, complessivamente, bene pubblico prioritario, funzionale a un’alternativa di crescita civile.
SEL, nelle zone in cui è responsabile della gestione della cosa pubblica, ha dimostrato capacità di creare aggregamento e ha dato origine a  cambiamenti possibili in molti ambiti, quali le risorse energetiche, la gestione dei problemi dell’ambiente, le posizioni su emigrati e profughi, le politiche per l’occupazione dei giovani e ciò indica una scala di priorità che, anche per la scelta di agire unitariamente con  altre forze della sinistra, danno ragione d’essere alla speranza.

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