lunedì 18 marzo 2013

Qualcosa è cambiato

 


Laura Boldrini è stata proclamata Presidente della Camera: è la terza donna della storia repubblicana a ricoprire questa carica, dopo Nilde Iotti (1979-1983) e Irene Pivetti (1994-1996). Insieme con l'elezione alla Presidenza del Senato di Piero Grasso - uno dei simboli dell'impegno dello Stato contro la mafia - credo che il voto della Camera e del Senato costituiscano un segno di inequivocabile cambiamento per la politica italiana, che mostra di reagire con responsabilità davanti alla protesta degli elettori, e con determinazione davanti alla vaghezza o all'infelicità di ipotesi dettate dell'inesperienza o dallo strategismo di alcuni eletti. Laura Boldrini Presidente della Camera significa che la "casa della buona politica" ha ricominciato ad ascoltare le richieste dei cittadini: il nucleo tematico del discorso inaugurale della sua presidenza è una risposta puntuale a tutto ciò che, in un crescendo di frustrazione, essi avevano osato chiedere, senza particolari riscontri, fino ad esprimere il proprio malessere attraverso il risultato del voto.

La neo Presidente ha parlato a tutti gli interlocutori mancati del centrosinistra nel corso dell'ultima campagna elettorale. Li ha nominati quasi facendo un appello, tanto più emozionante di quello delle chiame di venerdì e sabato; ma con altrettanta precisione, anche se l'ordine non è alfabetico ma è un climax discendente (o ascendente, se consideriamo una scala di rabbia) verso le miserie di un Paese che ha chiesto a gran voce di cambiare e che, da oggi, sta effettivamente cambiando. Laura Boldrini si è rivolta a chi ha "perduto certezze e speranze"; a una generazione "che ha smarrito se stessa", che "porta i propri talenti lontano dall'Italia"; alle donne che "subiscono violenza travestita da amore", ai tanti detenuti "che vivono una condizione disumana e degradante"; a chi "ha perso il lavoro e non lo ha mai trovato", alle "vittime del terremoto e a chi subisce gli effetti della scarsa cura del nostro territorio"; ai "pensionati che hanno lavorato tutta la vita e che oggi non riescono ad andare avanti"; ai morti "per mano mafiosa", ai morti "senza nome che il nostro Mediterraneo custodisce".
Il discorso ha suscitato immediate reazioni nell'opinione pubblica (che sui social media non ha pietà per nessuno, ma all'occorrenza dimostra di saper tessere elogi sinceri), mutando in 15 minuti l'immagine di un luogo delle istituzioni che non era così carico di dignità da almeno 15 anni. Anche il
candidato alla presidenza della Camera espresso dal Movimento 5 Stelle, Roberto Fico, è sceso dai banchi alti dell'aula di Montecitorio, per cercare la neo presidente e complimentarsi vivamente con lei.
Ha scritto bene il giornalista Rai Angelo Figorilli, uno che, essendo stato corrispondente da Kabul e Baghdad, sa quel che twitta quando immagina: Applausi si sentono anche dal Kossovo, dal Darfur, dal mare mediterraneo. Evviva #boldrinipresidente Come le parole della prima benedizione di Papa Francesco, anche quelle di Laura Boldrini arrivano alla loro platea come se arrivassero da lontano, ma toccandola nell'intimo. Il Presidente della Camera ha una fiducia disarmante nel proprio lavoro, quando dice di conoscere bene gli ultimi e di poterli condurre tra i primi, fino a sedere idealmente sulla sua poltrona. Tra tante cose belle e semplici che si possono dire di Laura Boldrini, ce n'è una
ancora più semplice e più bella delle altre: io credo che dica semplicemente la verità.
Verità, dettata dall'esperienza tra i deboli, nell'affermare che la politica deve tornare un servizio svolto nella trasparenza; verità quando non nega che la politica deve essere prima di tutto una passione, vissuta con gli slanci della dignità. Per questo continuando a pensare che la ricostruzione del Paese deve cominciare dalla scelta di persone capaci di segnare una forte discontinuità, credo che Laura Boldrini potrebbe essere il Presidente del Consiglio di quello che ho definito un governo costituente.

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