
Alcuni elettori li votano turandosi il naso, altri fidando comunque nella bontà della proposta politica e altri in numero imprecisato ma niente affatto tracurabile, per patto di scambio
Facciamo un esempio: il Presidente del Consiglio si circonda di mignotte varie, spacciatori già condannati e si fa filmare e fotografare in casa da simile risma durante festini a luci rosse. Ora, dimostrare che in questa ignobile attività sia incorso nel reato di sfruttamento della prostituzione minorile è davvero difficile. E' verosimile. Però, per mandare in galera una persona occorre più della verosimiglianza di un fatto.
Quindi, i giudici potrebbero addirittura arrivare alla conclusione che in quelle feste ne ha fatte di ogni colore, ma sicuramente non si è accoppiato con la minorenne o c'è la prova che non sapeva che fosse tale. La formula sarebbe, in tal caso, "il fatto non sussiste". Già. Ma quale "fatto"? Il fatto che occupasse il suo tempo e usasse una residenza da lui stesso fatta catalogare come istituzionale? No, quel fatto sussiste. Ciò che non sussiste è la "fattispecie del reato". Che è ciò che i giudici si devono limitare a giudicare. Per mandare o meno in galera una persona. Nella motivazioni della sentrenza, i giudici potranno poi scrivere le loro deduzioni sulla verità scaturita nel processo sui fatti circostanziali, ed anche il loro giudizio morale sugli stessi. ma questo non c'entra con la sentenza emessa, la "fattispecie del reato". Ecco il punto. I fatti sono una cosa. Sono discutibili, parziali, rappresentabili in modo diverso. Però, noi cittadini, quando parliamo, litighiamo prendiamo decisioni è di quelli che ci occupiamo. E dovremmo occuparcene, in quanto a noi non è delegato il compito delicatissimo di mandare o meno in galera un individuo, ma di decidere, ad esempio, se quall'individuo debba o meno rappresentarci e governarci. I "fatti" di cui si occupano i giudici sono altri.La cagnara mediatica sui giudici e sui processi, e la confusione sui "fatti", serve a due categorie di persone. I malversatori di professione, innazitutto. Essendo la gran parte della malversazione coperta dal ruolo istituzionale, per essere condannati restano solo gli eccessi. E siccome gli eccessi son difficili da dimostrare, si fa passare il concetto che "ciò che non è condannato in terzo grado è di per sè lecito". Cosa comodissima anche per i loro elettori, i quali, in piccolo, con ogni probabilità si comportano come i loro eletti.
Per questo, le parole di Casini a commento della sentenza che ha assolto Nichi Vendola dall'accusa di abuso d'ufficio in relazione alla riapertura dei termini di iscrizione ad un concorso a primario per l'ospedale di Bari, suona così vile.
Pierferdinando Casini è l'emblema di una politica corrotta sotto copertura delle istituzioni. Difficilmente si farà beccare a commettere reati. Ci pensano i manovali del suo partito.
Nichi Vendola è l'emblema di una politica e una condotta morale rara. Se, per una volta, è andato sul filo delle regole, lo ha fatto assumendosene in pieno le responsabilità e col fine unico di beneficiare la collettività. Il medico più bravo in circolazione, non si era iscritto a un concorso unicamente perchè giudicava senza senso lasciare il suo reparto di Foggia, dove a fatica era riuscito, in qualche anno, a realizzare qualcosa, per trasterirsi in quello del capoluogo, dove avrebbe avuto ancora meno mezzi a disposizione. Per fare il primo trapianto al mondo da cadavere. Mica per piazzare medici e infermieri amici o ditte fornitrici amiche degli amici. Vendola ha detto al suo direttore della sanità: "Riapri i termini del concorso, digli di iscriversi e di farmi avere le sue richieste per il reparto sul tavolo. Mi assumo la responsabilità".
I giudici, i quali non devono valutare l'insieme dei fatti o la loro liceità morale (purtroppo, verrebbe da dire), hanno giudicato che "il fatto non sussiste". E anche qui dobbiamo stabilire di quale "fatto" parlano. Del fatto che Vendola abbia operato per la riapertura dei termini di iscrizione di un concorso al fine di far vincere (era un concorso per titoli e il primario di Foggia avrebbe vinto in igni caso) una certa persona per il bene della collettivià. No. Quel fatto sussiste, eccome. Ci sono le regitrazioni agli atti, le testimonianze e l'ammissione dello stesso Vendola. Così come sussiste il "fatto"che Berlusconi passi la giornata tra mignotte e pregiudicati vari mettendo a rischio segreti di stato e il fatto che Formigoni facesse entrare a suon di milioni pubblici faccendieri di incerta storia e mestiere nel bancomet della sanità lombarda o che Penati distribuisse e controllasse appalti con una rete di clientele personali. Nel caso di Vendola, il "fatto che non sussiste" è solo quello per il quale la riapertura dei termini di iscrizione per un concorso non costituisce, in questo caso, "fattispecie di reato".
Quindi, del fatto in sè, io andrei orgoglioso. Anche se i giudici avessero giudicato sussistente la "fattispecie del reato".
Resta da capire che razza di gente sia quella che va orgogliosa dei fatti compiuti da Berlusconi.
O quelli che, tra un Vendola e un Penati, alla fine scelgono un Penati.
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