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di Rocco Cordì |
Martedì sera, a Bergamo, è andato in scena l’orgoglio di un “popolo” convinto di poter esibire una diversità etica, oltre che etnica, rispetto agli altri partiti e di essere portatore di un progetto reale di cambiamento.
Questa “autorappresentazione” per essere convincente ha bisogno però di ricorrere ad un trucco vecchio come il mondo: manipolare i fatti fino alla loro rimozione.
Ecco allora il gioco delle parti.
Bossi esternalizza le vicende truffaldine evocando la mano dei “servizi”, Maroni invece “internalizza” riducendo il tutto ad una banale questione di “mele marce”.
Se fosse vera la prima ipotesi le dimissioni dei Bossi e degli altri famigli (con l’eccezione, ovviamente, di Belsito) sarebbero assolutamente ingiustificate. Se invece fosse vera la seconda, Maroni dovrebbe spiegare come hanno fatto a prosperare simili sanguisughe nel cuore stesso della Lega, in casa e nell’entourage del capo, padre e padrone, e all’insaputa del suo gruppo dirigente.
Se Maroni vuole essere credibile dovrebbe provare a dare qualche spiegazione un po’ ampia dello schema bergamasco un po’ troppo compresso tra servizi e pulizia.
Ma spiegazioni e risposte convincenti non verranno né dalla Lega né, per le vicende che li riguardano, dagli altri partiti, almeno fino a quando resteranno prigionieri di idee e pratiche improntate alla salvezza di se stessi.
Se si vuole affrontare seriamente la “questione morale” che sta devastando i partiti (tutti i partiti) e mina alle fondamenta le basi stesse della democrazia, bisogna ripartire da una constatazione solo apparentemente semplice: da troppo tempo viviamo dentro una sorta di tangentopoli infinita non dovuta soltanto all’esistenza di mele marce, ma strettamente connessa alla degenerazione dell’idea stessa di politica e al formarsi di un sistema di potere funzionale alla logica affaristica.
E’ ormai evidente il prevalere (ad ogni livello) di una idea distorta della politica.
Una politica tutta piegata nella conquista e nella gestione del potere e prevalentemente orientata sugli affari e le dinamiche che favoriscono e moltiplicano il formarsi di centri di potere opachi, “cricche” spregiudicate e relazioni pericolose.
Per contrastare questo processo di svuotamento della politica e delle istituzioni democratiche vanno messi in discussione e decisamente contrastati metodi, pratiche e finalità dell’ agire politico odierno. Un discorso valido da tempo, ma sacrificato anche dalla Lega per ragioni di convenienza e calcoli non sempre confessabili.
Qui sta il punto. Le altre soluzioni a base di scope, cappi, pulizie purificatrici e slogan logori da tempo (e non mi riferisco solo alle Lega) lasciano il tempo che trovano. Possono promuovere nuovi gattopardi in salsa padana o sicula poco importa, ma non ci aiutano minimante ad affrontare la realtà con il dovuto coraggio.
Rocco Cordì
Varese 11 aprile 2012
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