venerdì 16 dicembre 2011

Fiat: con una “svolta storica” la democrazia sindacale passa alla storia

di Gaia Angelo
L’estensione del “Modello Pomigliano” a tutti gli stabilimenti del gruppo Fiat è stata definita, da Sergio Marchionne, una “svolta storica”.
Già, svolta storica perché la democrazia sindacale alla Fiat passerà alla storia, perché così potrà, per gentile concessione, rimanere a produrre in Italia, forse.
Credo sia il caso di fermarsi a riflettere sui due punti che a mio avviso tratteggiano la questione.
Il primo è il ricatto, prepotente e arrogante, con cui l’accordo sulla “Newco” è stato concepito e introdotto e il secondo è la solitudine nella quale la Fiom-Cgil ha combattuto e tutt’ora sta combattendo la battaglia per i diritti degli operai, perché crescita o non crescita, concorrenza o non concorrenza, di questo si è trattato, di svendita dei diritti dei lavoratori con buona pace di governo e sindacati “altri”.
L’Amministratore delegato della Fiat per far fronte alla necessità di una maggiore produttività, imposta dalla competizione internazionale, ha messo i lavoratori di fronte ad un aut-aut. Accettare le nuove condizioni contrattuali o chiudere. Sono queste le basi su cui si sarebbe fondato il referendum democratico di Pomigliano, Mirafiori e stabilimenti ex Bertone di Grugliasco (To)?
Secondo il giuslavorista Gianni Loy “C’è qualcosa di nuovo rispetto alle situazioni precedenti che cambia drasticamente il modello delle relazioni sindacali”. L’accordo sposta infatti la contrattazione collettiva dal piano nazionale al piano locale/aziendale. Il trasferimento comporta la riduzione delle tutele che i contratti nazionali danno a tutti i lavoratori e la perdita di uno standard minimo potrebbe frantumare il sistema perché i diritti non saranno più erga-omnes.
Le nuove regole sulla pausa avranno come conseguenza un sostanziale peggioramento delle condizioni di lavoro poiché il carico di lavoro individuale aumenterà, il fattore di riposo diminuirà e il taglio delle pause accrescerà il tempo attivo totale di lavoro. Tutto questo inciderà negativamente sulla salute dei lavoratori aumentando il rischio di contrarre malattie professionali. I 10 minuti monetizzati sono una “forfetizzazione” e l’importo inoltre non avrà alcuna incidenza su nessun istituto legale e/o contrattuale (neanche sul TFR) e lo straordinario obbligatorio viene triplicato portandolo da 40 ore a 120 ore.
Non va mai dimenticato che il lavoro dell’operaio metalmeccanico è un lavoro duro che impone al corpo umano sollecitazioni pesanti ai muscoli e alle ossa. Se quindi per un impiegato dieci minuti non alterano sostanzialmente il benessere psico-fisico, per un metalmeccanico dieci minuti significano riposo prezioso.
Abbiamo sentito parlare spesso in questi mesi di "assenteismo". Per quanto riguarda l’accordo di Pomigliano l'articolo parla di "elevato livello di assenteismo che si è in passato verificato nello stabilimento in concomitanza con le tornate elettorali politiche" e prevede dunque la chiusura in caso di elezioni, chiedendo ai lavoratori di prendersi nei giorni di chiusura le ferie o i permessi. Già l’assenteismo, perché al Sud nessuno ha voglia di lavorare, dicono, perché al Sud tutti timbrano e poi se ne stanno con le mani in mano. Guardando però i dati sull’assenteismo forniti dalla stessa Fiat si scopre che il tasso di assenteismo di Pomigliano è del 3,5%, il migliore tra tutti gli stabilimenti del gruppo, anche quelli dell’operoso Nord.
Infine viene totalmente smantellata la rappresentanza sindacale. I lavoratori non potranno più eleggere i propri rappresentanti in modo libero. Saranno solo le organizzazioni sindacali firmatarie dell’intesa (non la Fiom-Cgil quindi), che potranno nominare propri rappresentanti, non più a difesa delle istanze dei lavoratori e delle loro condizioni di lavoro, ma esclusivamente in qualità di rappresentanza “politica” delle burocrazie sindacali.
Il singolo lavoratore dovrà firmare individualmente l’accettazione dell’accordo in ogni sua parte, pertanto se non rispetterà quanto sottoscritto, è passibile di provvedimenti disciplinari fino ad arrivare al licenziamento. Mi chiedo se questi signori abbiano mai sentito parlare di art. 40 della Costituzione e dall’art.28 dello Statuto dei diritti del lavoratore.
Ma il problema è davvero il contratto delle tute blu Fiat, che ricordiamo guadagnano circa la metà delle tute blu del gruppo Volkswagen?
A fronte di un -17,2% nei primi undici mesi del 2011 rispetto al 2010 esistono altri fattori che fanno di una strategia aziendale una strategia vincente.
Per esempio l’affidabilità delle auto. Andiamo a guardare i dati.
Dal 1997 il TÜV, Ente di revisione e certificazione tedesco, presenta un “report” annuale (tratto da al volante del 6 gennaio 2010), nel quale viene stilata una classifica delle auto più affidabili, grazie ai dati ricavati dalle revisioni, che in Germania vengono eseguite in maniera molto approfondita e dunque sono in grado di far emergere anche i difetti delle auto analizzate.
Andando a cercare le auto Fiat nelle classifiche del 2010 emerge che:
- Per le auto la cui anzianità è 2-3 anni la prima Fiat è al 97esimo posto ed è la Fiat Panda.
- Per le auto la cui anzianità e 4-5 anni la prima Fiat è al 92esimo posto ed è la Fiat Punto
- Per le auto la cui anzianità e 6-7 anni la prima Fiat è al 77esimo posto ed è la Fiat Punto.
Sono pochi i fortunati che oggi possono comprare un’auto firmando un unico assegno e nella maggior parte dei casi ci si indebita per anni e allora perché indebitarsi per un’auto poco affidabile?
L’aspetto più curioso della vicenda è che, persino di fronte all’annuncio di Marchionne uscire da Confindustria sbattendo la porta e di disapplicare il CCNL il Ministro Sacconi non abbia fatto nessuna resistenza, senza rendersi conto che così facendo non era solo l’autorità di Confindustria ad essere messa in discussione ma la sua.
Quello che è certo è che un grave e pericoloso precedente è stato messo in campo e che la democrazia sindacale alla Fiat è, per il momento, parte della storia.

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