Si legge oggi sulla stampa locale che il Comune di Varese nella figura del Sindaco Attilio Fontana e dell'Assessore alla Tutela Ambientale Luigi Federiconi ha presentato ieri l'accordo stipulato con alcune associazioni, in particolare con il Centro Gulliver e con la Cooperativa Sociale di Oggiona, per avviare la “Pet Therapy” presso il canile rifugio di Varese.
Molto spesso si sente parlare di animali e delle loro problematiche da persone che non conoscono la materia. L'accordo presentato ieri sarà sicuramente utile agli animali e al canile, e ancora di più alla campagna elettorale del Sindaco: avere volontari che si occupano dei cani ricoverati dando loro ciotole, facendoli giocare e portandoli in passeggiata potrebbe renderli felici e sicuramente potrebbe essere una bella esperienza per i ragazzi e le persone coinvolte.
Tutto questo, però, non ha nulla che vedere con la Pet Therapy, che tra l'altro è un termine poco corretto, soprattutto in questo caso. Il Sindaco e l'Assessore prima di tutto dovrebbero informarsi, ad esempio andando sul sito del Ministero della Salute. Probabilmente loro intendevano parlare delle "Attività svolte con l'ausilio degli animali" (AAA), cioè pratiche mediche aggiuntive alle tradizionali: “sono interventi di tipo educativo e/o ricreativo che, finalizzati al miglioramento della vita, possono essere erogati in vari ambienti da professionisti opportunamente formati, insieme con animali che rispondono a precisi requisiti”.
Oppure i nostri amministratori volevano indicare le "Terapie effettuate con l'ausilio di animali" (AAT),“attività terapeutica vera e propria (cioè con precise caratteristiche) finalizzata a migliorare le condizioni di salute a un paziente mediante specifici obbiettivi, in questo caso si tratta di una terapia di supporto che integra, rafforza e coadiuva le terapie normalmente effettuate per il tipo di patologia considerato”. Anche in questo caso vengono scelti animali con determinate requisiti e da Medico Veterinario mi riesce difficile credere che cani che hanno vissuto esperienze traumatiche, che - in alcuni casi da anni - vivono in canile, possano rispondere a questi requisiti.
Per arrivare a questi protocolli terapeutici, sono serviti anni di Ricerca e di Pubblicazioni scientifiche al fine di fare inserire le AAA e le AAT nei protocolli della medicina tradizionale. Gli animali selezionati devono rispondere a caratteristiche standard, non possono essere utilizzati animali selvatici o inselvatichiti, non possono essere utilizzati cuccioli e animali esotici, cani, gatti, conigli ecc., devono superare test che attestino lo stato sanitario, le capacità e l'attitudine: non bisogna dimenticare che un animale che non rispecchia gli standard attitudinali potrebbe rispondere in modo non idoneo a manipolazioni inadatte, che ipercinesia e stimoli a cui non sono abituati potrebbero creare stress eccessivo nell'animale andando a peggiorare la difficile situazione di vita in canile, fosse anche il canile più bello. Proprio per questo motivo la “Pet Therapy” è svolta da un team formato da diverse professionalità, medici, psicologi, infermieri e in tutto questo anche da un veterinario, meglio se esperto in medicina comportamentale, da etologo e addestratori-istruttori cinofili con specifica preparazione nonché dal conduttore dell'animale.
Come si può vedere, in quanto annunciato dal Sindaco questo non traspare: mi auguro solo che chi vigilerà abbia il buon senso e la sensibilità di non coinvolgere cani come co-terapeuta che presentino sintomi di malessere non solo fisico ma anche “psicologico”.
Spero anche che il Sindaco (il futuro Sindaco, naturalmente: che non è affatto detto sarà l'Avv. Fontana!), in quanto proprietario dei cani randagi e responsabile della salute pubblica della città che amministra, ponga come priorità il benessere animale, le cui norme sono regolamentate dalla legge 52 del 4/3/2003 e che in linea con questa si impegni per far sì che - all'indomani dell'insediamento della nuova Amministrazione- venga al più presto approvato il regolamento comunale sulla tutela animale, che si intensifichino i controlli sulla microchippatura dei cani da parte della polizia locale, per prevenire il randagismo, e che si ponga nella condizione di operare non più come solo ufficio ma come vero sportello l'Ufficio Tutela Diritti degli Animali.
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