Bene ha fatto Luisa Oprandi a parlare di referendum, in quanto su caserma e piazza Repubblica occorre aprire il dibattito e cercare la partecipazione, e bene fa Adriano Gallina a porre il problema del contenuto, prima del contenitore, parlando di “teatro”.
Per questo voglio proporre alcune ipotesi di lavoro, partendo da quando nel 2008 il Consiglio deliberò l’acquisto della Ex- Caserma Garibaldi ed approvò due miei emendamenti:1-“... promuovere un importante intervento di riqualificazione urbanistica che a) risponda alle esigenze viabilistiche, b) tenga conto delle necessità e delle istanze connesse alla presenza del vicino ateneo, c) rilanci il ruolo di Piazza Repubblica e ne garantisca una sicura fruizione pubblica e d) potenzi il patrimonio culturale cittadino” e 2-“... oltre ad altre funzioni anche pubbliche da determinarsi, prevedere la localizzazione di strutture culturali e la localizzazione del Teatro cittadino, se possibile all’interno del compendio immobiliare, ma comunque nell’area che comprende il compendio in oggetto, la Piazza Repubblica e l’area che ospita l’attuale teatro Apollonio”.
Siccome penso che qualunque recupero della caserma e della piazza Repubblica debba tenere conto di più elementi e debba rispondere ad una riqualificazione, non ad uno stravolgimento urbanistico pur di costruire un nuovo teatro, ritengo che il progetto proposto dalla Giunta uscente sia inaccettabile a aprtire dalla volontà di coprire i costi con un folle incremento volumetrico, 37mila mq di slp!! Non si può accettare uno scambio fra ipotesi di progetto culturale e concreta colata di cemento !! Dobbiamo essere seri, anche in campagna elettorale, ed essere seri significa ammettere anche una una nuova progettazione che lasci il teatro (per come é) nella attuale collocazione, escludendo l’area della caserma da questa ipotesi e poi valutare le alternative.
Io, rifiutando il nuovo carico urbanistico ipotizzato, propendo per una ipotesi di recupero ed utilizzo dell’area della caserma per realizzare: una galleria d’arte contemporanea e per esposizioni di artisti locali, una nuova emeroteca ed una seconda sede Biblioteca dei Bambini, un museo storico cittadino, la sede stabile di Varese Corsi con aule e laboratori, alcune aule studio per l’Università. A questo potrebbero aggiungersi anche un punto di ingresso della città con la presenza dello IAT (Informazioni Accoglienza Turistica), di un nucleo della Polizia Locale, una dependance dell’Anagrafe con un “totem informatico” per il rilascio di documenti di base, una rivendita di biglietti del TPL ed anche delle attività private (tipo bar, tavola calda, etc).
Conseguentemente si potrebbe pensare ad un recupero ed utilizzo dell’area della piazza Repubblica per realizzarvi: un’area “open space” per attività musicali e teatrali, un’area a verde con giochi per bambini, un’area relax con panchine e campi gioco (pattini rotelle e in inverno pattini ghiaccio, bocce), ed anche studiare l’ipotesi dell’apertura superiore di parte del posteggio con copertura trasparente per realizzarvi sia una piazza coperta interrata con un’area per rappresentazioni teatrali e musicali che una nuova sala studio / biblioteca studio. Questa progettualità, di impatto, dovrebbe prevedere anche la realizzazione di un sistema misto di illuminazione (artificiale + naturale) e uno studio accurato sulle modalità per rendere più fruibile, in quanto frequentato e sicuro, il posteggio, con un ritorno economico importante per il gestore, chiamato a condividere la trasformazione.
Trattandosi di una ipotesi, che nasce dalla politica e non dalla “tecnica”, é necessario che sia corroborata da una valutazione economica, che solo una nuova Giunta, animata da passione e curiosità progettuale potrebbe esplorare, da effettuarsi tenendo conto di contributi privati (fondazione di gestione aperta a esercizi economici che ne avrebbero valorizzazione, intervento università, vendita porzione immobiliari per attività commerciali) e risorse pubbliche (finalizzazione a questo progetto dei PII ammessi, a partire dal Malerba, cancellando opere inutili come la Gasparotto-Borri).
Una scelta come quella che ho abbozzato, comporterebbe che si apra un nuovo e strutturato dibattito sul “teatro”, rispetto al quale, più che continuare a parlare di strutture, e io penso che non necessariamente serva un nuovo immediato intervento edilizio, occorre chiarire la scelta di politica culturale. Si deve scegliere che il teatro sia un “servizio pubblico” e quindi si deve ragionare di investimento e non di spesa, rendendo disponibile un finanziamento dalle casse comunali, per liberare l’attività da parte dei vincoli di mercato e garantire una indipendenza economica finalizzata all’accesso a fasce sociali deboli e/o da sostenere (formazione e “costruzione” del pubblico interesse) e al sostegno alla produzione e promozione artistica. Su questa scelta, politica e culturale, si identifica un progetto, a partire dal quale si valutano gli eventuali interventi strutturali e le condizioni/possibilità di realizzo e si può aprire il confronto col gestore del Teatro Apollonio, prima della scadenza della concessione dell’area, per valutare la possibilità di una proroga della concessione che consenta alla società di procedere ad eventuali manutenzioni e/o migliorie, coi tempi necessari al rientro dell’investimento, e alla parte pubblica di rischedulare il progetto di una struttura nuova sulla base dell’evoluzione economica dei prossimi anni.
Scrivevo di una “fondazione di gestione”, una “Fondazione Culturale” aperta a singoli ed associazioni, culturali ed economico-professionali, per progettare, investire e produrre in cultura, un “produttore-finanziatore-gestore” di attività che troverebbero spazio nella Caserma e in Piazza Repubblica e cooperante con la gestione privata del Teatro Apollonio. Questa fondazione potrebbe anche essere il soggetto che prende in gestione il Teatrino “Santuccio” e che, in sinergia con l’Amministrazione Comunale ed altri soggetti privati, avvia il recupero e la messa a disposizione di altri luoghi di rappresentazione teatrale ed artistica di dimensioni minori dell’attuale Apollonio, luoghi di cui vi é forte domanda. Una fondazione che non dovrebbe “rilevare” attività e personale dall’ente locale (fuori quindi da alcuna logica di esternalizzazione), che potrebbe muoversi nell’accesso a finanziamenti quali quelli delle fondazioni bancarie e che potrebbe vedere anche la partecipazione economica diretta della cittadinanza (azionariato popolare) esplicitamente finalizzata all’investimento per un “teatro dei e per i cittadini”, elemento questo che potrebbe stimolare contributi da parte di società che investano anche sul profilo della “responsabilità sociale” e del ritorno d’immagine che può dar un investimento “emotivo” sul territorio.
Molti dei temi che oggi discutiamo, dalla politica sociale alla cultura, dall’economia all’educazione, rimandano alla nozione di futuro e su “quale futuro” si confronta il dibattito politico più interessante: penso che cultura e teatro e musica e arte e ... non siano optionals, ma valori e servizi “sociali” sui quali la collettività deve investire concretamente, ma prima di ipotizzare strutture, e impatti negativi sulla qualità urbana di Varese, occorre chiarire la scelta di politica culturale da adottare per il futuro della nostra città.
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