12 MARZO IN PIAZZA
CON LA CGIL E I LAVORATORI
PER LA DIFESA DELL’OCCUPAZIONE E DEI DIRITTI
La crisi economica continua a produrre gravi effetti sulle condizioni di vita di milioni di persone e alimenta preoccupazioni e incertezze sul futuro.
Il governo di Berlusconi e Bossi si è permesso di ignorare lungamente la crisi, al punto persino di negarne l’esistenza, rivelando così tutta la sua incapacità nella definizione di misure adeguate di breve e lungo periodo.
Lo stesso governo però non ha alcuna incertezza quando si tratta di smantellare conquiste sociali e diritti di tutti. Ancora in questi giorni infatti si stanno prodigando nella definizione di nuove norme volte a cancellare la contrattazione collettiva e l’articolo 18.
La posta in gioco è il futuro del nostro paese, la possibilità di uscire dalla crisi economica senza passare attraverso nuovi sconquassi sociali.
I temi dello sciopero di oggi riguardano questioni cruciali per la condizione dei lavoratori, dei pensionati, dei precari, dei migranti, dei tanti e troppi poveri del nostro paese e delle loro famiglie. Infatti si chiede:
· il blocco dei licenziamenti e la proroga degli ammortizzatori sociali e il loro allargamento ai precari;
· una rapida ed efficace riforma fiscale per spostare il peso del prelievo dal lavoro alla rendita;
· la difesa degli stabilimenti e dei posti di lavoro (da Termini Imerese alla provincia di Varese);
· un piano straordinario per la creazione di nuovi posti di lavoro e una nuova politica industriale e produttiva;
· l’abolizione del reato di clandestinità e il diritto di cittadinanza per i migranti.
A questi importanti obiettivi si aggiungono: la difesa del contratto collettivo e dell’articolo 18. Con la nuova legge varata dalla maggioranza governativa si sostituisce al ruolo del giudice quello di un arbitro che può decidere sulle controversie del lavoro al fuori di leggi e contratti. Contemporaneamente la nuova legge punta alla individualizzazione dei contratti di lavoro, attraverso la cosiddetta certificazione degli stessi, e ad un’ulteriore estensione della precarietà.
Di fronte agli attacchi incessanti alla nostra Costituzione e alle regole e ai diritti di tutti, noi ribadiamo che “L’Italia è una repubblica democratica fondata sul lavoro” e non ci può essere giustizia e democrazia senza il rispetto dei principi che sono alla base della coesione sociale e della stessa convivenza civile.
Dalla crisi si può uscire con una proposta di politica economica alternativa a quella praticata dal governo e dalle forze sociali dominanti e fondata sull’idea di un nuovo modello di sviluppo rispettoso dell’ambiente e capace di valorizzare il lavoro in tutte le sue forme.
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