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Cinzia Colombo Assessore Ecologia Gallarate |
A febbraio i comuni
della provincia di Varese decideranno la forma di gestione dell’acqua.
Per capire di cosa si tratta, per fare in modo che l’acqua resti
pubblica non solo a parole ma nella scelta concreta della forma di
gestione, il comitato provinciale acqua bene comune si riunirà
Mercoledì 9 Gennaio, al CUAC a Gallarate in via Torino 64, alle ore 21.15.
Per promuovere anche nella nostra città una corretta informazione, per
riprendere a partecipare. Sono stati 18.000 i gallaratesi che votarono
sì al referendum. Che quel voto venga rispettato!
L’ATO della provincia di Varese sta decidendo la forma di gestione
del servizio idrico integrato. Inizialmente il Presidente della
Provincia ha tentato di farlo confrontandosi con le SpA che gestiscono
oggi i servizi idrici (AMSC, AGESP, ASPEM), una delle quali, la società
di Varese, ha un socio privato impegnato nel nord Italia nei processi di
privatizzazione dei servizi pubblici: A2A. Ha tentato di farlo senza
coinvolgere tutti i comuni della provincia, così da mettere loro e i
cittadini di fronte alla scelta compiuta.
Ha dovuto arrendersi alla
richiesta di maggiore partecipazione da parte del comitato dell’acqua
bene comune che promosse (e vinse) il referendum sull’acqua pubblica e
da parte di diverse amministrazioni comunali, Saronno e Tradate in
primis. Poi ha cercato di convincere che l’unica forma di gestione
possibile fosse la società di capitali, escludendo a priori la
possibilità che fosse un’azienda speciale a gestire il servizio idrico, e
che entro la fine dell’anno si dovesse procedere alla costituzione di
una S.r.l., pena la messa a gara del servizio. Ha dovuto nuovamente
arrendersi alla competenza dei comitati e dei comuni che hanno
dimostrato come la scelta dell’azienda speciale è possibile.
Oggi sono due le scelte che si confrontano: la S.r.l. a capitale
pubblico o, appunto l’azienda speciale. Ci dicono che è la stessa cosa.
Non è vero e non ce la beviamo.
Solo l’azienda speciale, ente di diritto pubblico, garantisce il
reale mantenimento dell’acqua pubblica, perché non ha quote che
potrebbero in futuro essere vendute al privato. Certo, ci dice Galli, si
può mettere nello statuto della nuova società di capitali
l’invendibilità delle quote. Ma gli statuti possono anche essere
modificati.
Solo l’Azienda Speciale garantisce controllo, trasparenza e
partecipazione, perché gli atti fondamentali sono approvati dai consigli
comunali, non dai consigli di amministrazione. A Gallarate lo abbiamo
già visto con AMSC come può andare a finire con una società di capitali,
anche se a totale capitale pubblico.
Ora, a febbraio, saranno i comuni a decidere la forma di gestione.
Devono farlo coinvolgendo i cittadini e i consigli comunali. Devono,
come ben stanno facendo le amministrazioni di Saronno e Tradate con
diversi comuni che a loro si sono uniti, diffondere informazioni e
competenze, coinvolgere nella scelta i cittadini e le cittadine che solo
un anno fa hanno consapevolmente votato perché l’acqua resti un bene
comune e non una merce da cui qualche privato possa trarre profitti.
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