venerdì 2 marzo 2012

NO TAV: Nichi Vendola sugli ultimi episodi

Pubblichiamo l’intervista che il Messaggero ha fatto a Nichi Vendola sulla questione NOTAV e le mobilitazioni in Val Susa. “Orribili le offese al carabiniere. Ma sto con le ragioni del dissenso, ogni volta che viene espresso in forme civili, pacifiche, democratiche. Non dimentichiamo la violenza che fanno a quella terra”.
Presidente Vendola, lei con chi sta: con i no-tav o con i carabinieri?
«Sto con le ragioni del dissenso, ogni volta che viene espresso in forme civili, pacifiche, democratiche. La non violenza e’ la mia precondizione per schierarmi».
Perche’, in nome di questa non violenza, non fa un appello ai no-tav per dire: basta con il teppismo?
«Ci pensero’. Nel nostro Dna c’e’ il diritto all’esercizio del conflitto ma contemporaneamente anche l’umanizzazione del conflitto. Non dobbiamo dimenticare che, per un intero popolo di quei territori, la violenza e’ rappresentata dal grande buco della Tav, dal suo impatto ambientale e dal suo costo economico».
E reagiscono male?
«E’ un peccato che le loro buone ragioni vengano strangolate da chi adopera la violenza».
Si tratta di provocatori?
«Non voglio dare definizioni. La violenza ci toglie il fiato».
Che impressione le ha fatto il video del manifestante che provoca e offende («pecorella», «poveraccio») un carabiniere che non puo’ reagire?
«L’ho trovato orribile».
Che cosa avrebbe detto a quel ragazzo, se fosse stato accanto a lui?
«Gli avrei detto: noi, sulle nostre battaglie, dobbiamo creare alleanze e consenso. Tu perche’  combatti? Combatti per vincere e per cambiare o ci basta la manifestazione del nostro antagonismo?».
Ma lei e’ equidistante, crede forse che il tasso di violenza, da parte dei no-tav e delle forze dell’ordine, sia uguale?
«Queste domande non le capisco. E’ come se lei mi chiedesse: e’ piu’  violento il buco dell’ozono o uno schiaffo in faccia a una persona?».
Le chiedo invece: tutti gli argini tra quelle che lei chiama «le buone ragioni della protesta» e le cattive azioni dei violenti sono state messe? Non ne servirebbero di piu’?
«Non sono stato in val di Susa e non azzardo giudizi. Per me e’ molto importante offrire la possibilita’, ai popoli di quei territori, di esprimere le loro posizioni. Serve una moratoria sulla Tav e vagliare altre possibilita’ . Visto che siamo nel recinto di un’austerita’ ossessiva e invocata come salvifica e visto che si fanno tagli ai servizi e ai redditi, dobbiamo chiederci se, anche economicamente, il gioco dell’alta velocita’ vale la candela».
Il costo e’troppo alto?
«Non soltanto quello economico. C’è anche un costo umano. Il ragazzo precipitato l’altro giorno dal traliccio e’un segnale che fa capire quanto radicato sia il dissenso nei confronti di quest’opera».
Le piace l’invito al dialogo lanciato dal ministro Cancellieri?
«Sarebbe piu’ efficace se si partisse da una moratoria».
I violenti aggrediscono anche giornalisti e cameramen: ragazzate?
«Tutt’altro. La violenza e’ grave in se’, sempre. Insultare e sopraffare non ha nulla di rivoluzionario. E’ invece la reiterazione di un codice muscolare raccapricciante. Ma la violenza esercitata contro gli operatori dell’informazione e’ qualcosa di infinitamente illiberale. Nei conflitti, chi presta soccorso e chi cerca di informare deve essere considerato particolarmente inviolabile».
Mario Ajello

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