giovedì 26 maggio 2011

Abbracci pubblici e "inciuci"privati. Ecco perché a Varese si può vincere!

Ancora sono in molti a non aver metabolizzato fino in fondo il significato straordinario della mancata elezione di Fontana al primo turno. Eppure non si è trattato di un fatto paragonabile a quello di tante altre città. Perché il voto di Varese ha una sua peculiarità. Perché la città è assurta – suo malgrado – a simbolo di roccaforte leghista perché è qui che è nata la Lega, ed è qui che si trova il suo gruppo dirigente. Una valenza simbolica che perdura anche se il baricentro politico (consensi e potere) si è spostato altrove.

Il ballottaggio è stato un trauma fortissimo per il centrodestra, ma soprattutto per la Lega. La botta inaspettata subita al primo turno continua ad alimentare tra le loro fila nervosismo e tensioni fino al punto di temere di perdere la partita.

Non stiamo parlando di fantapolitica, ma di preoccupazioni reali e stati d’animo avvertiti tra dirigenti e militanti leghisti.

Neppure lo scarto registrato al primo turno tra centrodestra e centrosinistra attenua i loro timori perché, come ben sa il Ministro dell’Interno, i ballottaggi non sono mai stati la fotocopia del primo turno e, spesso, hanno riservato esiti sorprendenti.

Lo scorso anno, tanto per fare un esempio, alle provinciali di Cagliari il centrodestra che al primo turno si era aggiudicato il 47% (centrosinistra al 34%) ha perso il ballottaggio raggiungendo il 48% dei voti contro il 52% del centrosinistra.

Capacità taumaturgiche di rimonta? No! Semplicemente effetto di un astensionismo in quel caso più massicciamente praticato dagli elettori del centrodestra.

Ma le paure di cui parliamo trovano qualche ulteriore “giustificazione” nelle vicende politiche varesine (e non solo) degli ultimi tempi.

Dopo avere sventolato per mesi la bandiera della “corsa solitaria” (anche per tranquillizzare una base sempre più agitata e insofferente) la Lega si è accomodata al tavolo con il PDL ottenendo il contentino della cacciata dalla maggioranza dell’UDC. Si, è vero, ha tenuto duro a Gallarate correndo da sola perché “… non abbiamo padroni e non abbiamo padrini….e perché questa è la garanzia per realizzare il programma che noi vogliamo, senza condizionamenti, senza affaristi in giro, solo per l’interesse della città”.

Sono parole pronunciate da Roberto Maroni, persona che – se non altro per il ruolo che ricopre – muovendo accuse così pesanti qualche informazione l’avrà pure avuta. O no ?

Oggi che la paura fa novanta a Varese, con incurante sprezzo del ridicolo, si annuncia una intesa con i tanto vituperati, fino a ieri, democristiani dell’ UDC. Questi ultimi – nonostante l’umiliazione subita nei mesi scorsi – accettano senza battere ciglio. Una poltrona per loro ha lo stesso valore che aveva, per il biblico Esaù, un piatto di lenticchie.

E pensare che in campagna elettorale il Morello rampante pretendeva di impartire lezioni di moralità a Luisa Oprandi, colpevole di essersi alleata con Sinistra Ecologia Libertà !

Morello vorrebbe far credere che il suo sostegno a Fontana è maturato dopo aver visto l’abbraccio di domenica tra Vendola e Oprandi.

Siamo disponibili a credergli, però solo dopo che avrà raccontato quante volte e a quale scopo ha incontrato Fontana nella scorsa settimana.

Siamo certi che gli elettori sapranno comprendere la differenza tra un abbraccio alla luce del sole e un inciucio in qualche sala del Palazzo.

Mentre Fontana e Morello siglano l’intesa, rendendo felice, suppongo, Binelli e l’ala cittadina dura e pura della Lega (fino all’altro ieri impegnata a negare qualsiasi accordo con l’UDC), il pidiellino Caianiello “grande nemico di Gallarate”, detta su un quotidiano locale le condizioni per la futura Giunta di Varese.

Le furbizie della Lega e dei suoi alleati utili solo ai loro giochi di potere non incantano più come un tempo. Per coprire il fallimento di una politica non bastano più né pernacchie, né proclami roboanti, né ministeri fantasma: l’incantesimo si è rotto e l’esito del primo turno è lì a testimoniarlo.

Il Re è nudo e la vittoria di Luisa Oprandi al ballottaggio non è più una missione impossibile.

Bisogna crederci e lavorare intensamente nelle prossime ore per convincere indecisi e sfiduciati. Possiamo chiudere una stagione che ormai dura da un ventennio e che ci consegna la Città con i problemi di sempre anche aggravati. Possiamo creare le condizioni per ricominciare a occuparci del futuro di Varese e dei suoi cittadini.

Buon voto a tutti per Luisa Oprandi!

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