Se noi di Sinistra Ecologia Libertà valutassimo l’esito elettorale del 29 marzo in modo autoreferenziale potremmo dichiararci soddisfatti per almeno quattro buone ragioni:
- la splendida vittoria in Puglia del nostro leader nazionale Nichi Vendola;
- l’elezione in Lombardia della compagna Chiara Cremonesi;
- i voti ottenuti nelle 13 regioni (680.000; 3%) e in provincia (5.200; 1,33%), nonostante Sinistra e Libertà – la formazione nata alle Europee dello scorso anno - abbia subito l’abbandono di Verdi e Socialisti;
- la generosità dei nostri candidati, a partire da Mario Agostinelli, e l’impegno straordinario e lo spirito di sacrificio di quanti hanno lavorato per rendere possibile un’impresa quasi impossibile.
Dal voto emerge tuttavia un dato ben più rilevante e preoccupante: la pesante sconfitta subita dal centrosinistra. Nessuno può sottovalutarne la dimensione, né interpretarla in chiave esclusivamente elettoralistica.
La sconfitta è grave nonostante in 7 regioni il centrosinistra abbia vinto con nettezza, mentre Piemonte e Lazio sono state perse con scarti esigui.
La prova elettorale è stata vinta dal centrodestra, non ci sono dubbi.
Restano però aperti i problemi del Paese e si aggrava la crisi economica e sociale. Una situazione molto difficile e dalle prospettive incerte. La destra ha avuto gioco facile a occultare e rimuovere i problemi parlando d’altro o solleticando l’illusione che ciascuno possa farcela da solo o, come da manuale leghista, rifugiandosi a casa propria.
La credibilità e il futuro del centrosinistra dipendono invece dalla capacità di dare rappresentanza al disagio sociale indicando proposte e soluzioni per il breve periodo coerenti però con un progetto di cambiamento alternativo a quello della destra che fa leva sulle paure di una società duramente provata dalla crisi e sull’idea salvifica del “mercato”.
Per lungo tempo il centrosinistra si è arroccato nelle istituzioni, o nelle sedi dei partiti, quasi che le pratiche e le culture politiche potessero esaurirsi in quelle sedi. Alcune esperienze di governo della sinistra sono state spesso impoverite dal prevalere di logiche e comportamenti estranei alla sua cultura. Ma se la destra può permettersi di negare persino l’esistenza della crisi o dare il peggio di sé vantandosene, la sinistra - quando si colloca sul medesimo terreno – fa venir meno la sua stessa ragione d’essere.
La sconfitta alle regionali ci riporta dunque alle cause di una crisi che dura da tempo e che, prima ancora che elettorale, è culturale e politica. Se vogliamo essere all’altezza della sfida rappresentata dal berlusconismo e dal leghismo dobbiamo ripartire mettendo al centro della nostra azione le condizioni materiali di vita delle persone e dei soggetti reali.
Più che di alchimie e formule politiciste dobbiamo essere in grado di indicare un progetto di futuro fortemente ancorato ai temi del lavoro e dei diritti individuali e collettivi, alla tutela sociale e alla qualità ambientale, al rispetto della legalità, della laicità dello Stato, dei principi costituzionali.
Sinistra Ecologia Libertà è nata con l’ambizione di sollecitare e promuovere un rinnovamento profondo della politica e della sinistra. La sconfitta di oggi ci dice che bisogna avere il coraggio di sperimentare nuove strade per costruire una alleanza che guardi al Paese e non a se stessi, che metta da parte gli infiniti tatticismi, che ritrovi lo spirito delle grandi battaglie ideali e sociali.
Una prova ardua e necessaria, ma che nessuno può compiere da solo!
Agli elettori varesini che guardano a noi (compresi quelli che si sono rifugiati nell’astensione), ai partiti, ai movimenti e alle associazioni, chiediamo di non sottrarsi alla sfida di ridefinire cultura, proposta e progetto del centrosinistra.
Proviamo a sperimentare forme nuove di confronto e di azione politica.
Confrontiamoci apertamente per costruire il centrosinistra di domani.
Liberiamoci dal logoro copione delle appartenenze e dell’autoreferenzialità. Impegniamoci nel lavoro e in azioni comuni per obiettivi e programmi condivisi.
Non ci servono somme algebriche di soggetti diversi, né tatticismi politici incomprensibili. La sfida che ci attende richiede passione, impegno, idee nuove , ma per attivare tutte le energie e le risorse disponibili bisogna fare innanzitutto leva sulla partecipazione democratica di tutte e di tutti.
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